Sotto questo sole tiepido di novembre mi abbraccio ai ricordi di questo paese.
Senza neanche muovere un piede lo percorro lentamente, da cima a fondo.
Come ogni giovedì nella casa gialla ci sarà la ragazza che pulisce le finestre.
Il barbiere è al lavoro come al solito, ed è anche il posto dove le notizie corrono veloci, ignari i personaggi di pettegolezzi, entrano ed escono con la barba ordinata e la testa rasata.
Più avanti, subito dopo la chiesetta: il negozio di abbigliamento più chic, dove le clienti felici arrossiscono ai complimenti e strisciano la carta di credito con felicità; sono anche una di loro. E il negozio è l’unico, gestito da una intraprendente e sempre elegante signora.
Ma proseguiamo il paese è piccolo, ci avviciniamo al caffè dove la vita sembra non mutare mai. E penso con malinconia che forse quando sarò più in là con gli anni, potrei trovarmi seduta su una di quelle sedie, all’ombra o al sole, a parlare del più o del meno; mentre le macchine passano con la fretta di chi non riuscirà a fare tutto se va a cinquanta l’ora.
E poi c’è la piazza dipinta di nuovo, e la scuola e le urla dei bambini, e un gruppo di mamme che va a camminare. E chissà l’anno prossimo quando il più piccolo inizierà la materna, non sia io una di loro.
Girerò da questa parte perché anche la mente si stanca, passerò davanti al bar di Sabina e sono sicura senza neanche guardare chi c’è dentro a giocare! Ma andiamo avanti, l’esercizio fa bene.
Finalmente per un po’ vedrò qualche albero sì e no, e sentirò la voce di qualche ciclista che incrociandomi mi saluta. Ed ecco sono arrivata al cimitero, vorrei avere qualcuno di andare a trovare e posare un fiore, ma la vita ingrata mi ha tolto anche questo privilegio; e così non mi resta che pensare che vorrei essere seppellita in Villa, mi sa che i morti lì riposano più tranquilli.
Va bene sono andata fuori tema.
Comunque adesso inizio a salire, e qui diventa difficile, sembra un pezzettino piccolo la salita, e non finisce più, e mi manca l’aria e come al solito ho scordato la bottiglia d’acqua, ma se come oggi cammino col pensiero non mi mancherà il fiato.
Ed eccomi sono arrivata alla parte alta del paese; dove c’è la scuola media con i ragazzi della terza che si sentono grandi, fino all’anno prossimo quando torneranno ad essere i più piccini. Ma non importa, oggi si godono la gloria.
Vedo l’insegnante di matematica che mi alza la mano avendomi riconosciuta. Poco cambia nei paesi.
Adesso prendo per via Regina Margherita.
Ci sono affezionata, lì in quella via abbiamo avuto la nostra prima casa, sotto la abitazione di una rinomata maestra.
Vado su e arrivo al castello, imponente e sempre meraviglioso, uno dei più belli del Piemonte, e non lo dico tanto per dire.
Mi affaccio al belvedere, mi godo il panorama e riposo…
Inizio a scendere piano, incrocio Lucia e Angela e mi vengono le lacrime a gli occhi. Sono una nostalgica. Se fosse passata da un’altra strada, probabilmente avrei visto Bianca, che mi avrebbe ancora parlato in piemontese. Non si rassegna a che qualcuno non lo capisca, e fosse sarebbe ora che io lo imparassi. Ma nemmeno io cambio più di tanto.
Adesso che sto arrivando alla prima curva mi sento sollevata, ancora un po’ e sarò a casa.
Un respiro profondo, un po’ d’aria pulita nei polmoni, uno sguardo al cielo ed eccomi tornata.
La vita nei paesi non cambia ,e pure a volte cambia in modo impercettibile. La vita dei paesi è bella quando non si può più apprezzare e la tristezza ci appanna gli occhi, e le lacrime sgorgano sentite dal ricordo dei bei tempi che non torneranno.

Bajo el sol tibio de noviembre me abrazo a los recuerdos de èste pueblo.
Sin ni siquiera mover un pie lo recorro lentamente, dal principio al final.
Como cada jueves en la casa amarilla està la chica que limpia las ventanas.
El barbero està trabajando como siempre, es el lugar tambièn donde las noticias van y vienen velozmente; ignaras las personas de dicerìas, entran y salen con la barba ordenada y la cabeza razada.
Màs adelante, apenas despuès de la pequeña iglesia està el negocio de ropa màs chic, donde las clientes orgullosas se vuelven coloradas con los piropos y pasan la carta de crèdito con felicidad; soy una de ellas. El negocio es el ùnico en su gènere dirigido por una emprendedora y elegante mujer.
Pero sigamos el pueblo es chico, nos acercamos al cafè donde la vida parece no mutar nunca. Y pienso con malinconìa, que quizàs màs adelante con los años podrìa encontrarme sentada en una de esas sillas, a la sombra o al sol, a hablar de todo o de nada, mientras los autos pasan con la prisa de quièn no llegarà a hacer todo si va a cincuenta a la hora.
Y despuès està la plaza toda impecable, la escuela y los gritos de los chicos, y un grupo de madres que va a caminar. Tal vez el año pròximo, cuando el màs chico empiece el jardìn sea yo una de ellas.
Doy la vuelta por èste lado porque la mente tambièn se cansa, voy a pasar adelante del bar de Sabina y estoy segura si ni siquiera mirar quièn hay adentro a jugar! Pero vamos un poco màs adelante, el ejercicio hace bien.
Finalmente por poco verè algunos àrboles y sentirè la voz de algùn ciclista que cruzàndome me saluda.
Y ya està, lleguè al cementerio; quisiera poder tener a alguien para llevarle una flor, pero la vida ingrata me negò tambièn ese privilegio, y entonces me pongo a pensar que me gustarìa ser sepellida en el otro cementerio, el de la Villa, parece màs tranquilo.
Bueno, me fui fuera de tema.
De todos modos ahora empiezo a subir, y acà se hace difìcil la cosa, parece un pedacito la subida y no termina màs; me falta el aire y como siempre me olvidè la botella de agua, pero si còmo èsta vez camino con el pensamiento el respiro no voy a perder.
Al fin lleguè a la parte alta del pueblo, donde se encuentra el colegio secundario con los chicos del ùltimo año que se sienten grandes, hasta el pròximo año que volveràn a ser los màs chicos, pero no importa ahora se gozan la gloria.
Veo la profesora de matemàtica que reconocièndome me levanta la mano. Poco cambia en los pueblos.
Ahora agarro por calle Regina Margherita.
Me siento afeccionada, en esa calle tuvimos nuestra primera casa, abajo de la casa de una reconocida maestra.
Sigo caminando para arriba y llego al castillo; imponente y siempre maravilloso, uno de los màs lindos del Piamonte, y no lo digo por decir.
Me asomo al visor natural, me gozo el paisaje y descanso…
Empiezo a bajar despacito, cruzo Lucìa y Angela y me vienen las làgrimas a los ojos. Soy una nostàlgica.
Si hubiese agarrado por otra calle, probablemente habrìa encontrado Bianca que me seguirìa hablando en piamontès. no se resigna a que algunos no lo entiendan, y quizàs serìa hora que yo lo aprendiera. Pero tampoco yo cambio fàcilmente.
Ahora que estoy llegando a la primera curva me siento màs liviana, todavìa un pedacito y llegarè a casa.
Un respiro profundo, un poco de aire limpio en los pulmones, una ùltima mirada al cielo y listo lleguè.
La vida en los pueblos no cambia, pero a veces cambia en modo imperceptible. La vida de los pueblos es hermosa cuando ya no la podès apreciar, y la tristeza hace empañar los ojos y la làgrimas caen con facilidad, sentidas por el recuerdo de los tiempos que fueron y que no volveràn.

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