Il dubbio è uno dei nomi dell’intelligenza . ( J. L. Borges )
Moriva il 14 di giugno di 1986 lo scrittore argentino: Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo.
Scegliere da pubblicare una sola opera di lui nel mio blog è stata una delle cose più difficile, ha lasciato fortunatamente a noi lettori un patrimonio tutto da scoprire e approfondire.
Il mio intento è solo quello di ricordarlo, e quindi vi propongo un racconto:
L’episodio del nemico
Tanti anni a fuggire e ad aspettare, ed adesso il nemico era lì, in casa mia. Dalla finestra lo vidi salire per l’erto sentiero del colle. Si aiutava con un bastone, un pesante bastone che in quelle vecchie mani non poteva essere un’arma, ma solo un sostegno.
A fatica percepii quello che aspettavo: il debole colpo contro la porta.
Guardai con un po’ di nostalgia i miei manoscritti, il mio abbozzo semi finito e il trattato di Artemidoro sui sogni, strano libro in casa mia, visto che non conosco il greco.
Un altro giorno perso, pensai.
Dovetti armeggiare un po’ con la chiave. Temetti che l’uomo crollasse per terra, ma mosse invece qualche passo incerto nella stanza, abbandonò il bastone, che da quel momento non vidi più, e si lasciò cadere sul mio letto, esausto.
La mia angoscia lo aveva immaginato molte volte, ma solo allora notai che somigliava quasi come un fratello a Lincoln.
Mi chinai su di lui perché mi sentisse.
” Uno crede che gli anni passino solo per sé ” dissi, ed invece passano anche per gli altri. Ecco che finalmente ci incontriamo e quello che è accaduto prima non ha più senso.
Mentre parlavo, lui si era slacciato il soprabito. La sua mano destra era nella tasca della giacca. Qualcosa puntava verso di me, e capii che era una pistola.
Mi disse allora con voce ferma.
” Per entrare in casa tua sono ricorso alla compassione. Adesso ti tengo alla mia mercé e bada che non sono certo misericordioso “.
Tentai qualche parola. Non sono un uomo forte e solo le parole potevano salvarmi. Riuscì a dire:
” E vero che tanto tempo fa io ho maltrattato un bimbo, ma ormai tu no sei più quel bambino ed io non sono più quel insensato. E poi la vendetta non è meno vanitosa e ridicola del perdono “.
” Proprio perché non sono più quel bambino ” ribatté “ti devo uccidere. Non si tratta di vendetta, ma di una atto di giustizia. I tuoi argomenti sono solo semplici stratagemmi della paura, perché io non ti uccida. Ma ormai non puoi farci più niente “.
” Una cosa posso ancora farla ” obiettai.
” E quale? ” mi chiese lui.
” Svegliarmi “.
E così fece.
Jorge Luis Borges
Morìa el 14 de junio de 1986 el escritor argentino: Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo.
Elegir de publicar en mi blog una sola de sus obras fue una cosa muy difìcil como podràn imaginar.
Por suerte para nosotros lectores, el patrimonio que nos ha dejado es todo de descubrir y aprofundir.
Mi intenciòn es solo aquella de recordarlo, elegì para ustedes èste cuento:
Episodio del enemigo
Tantos años huyendo y esperando y ahora el enemigo estaba en mi casa. Desde la ventana lo vi subir penosamente por el àspero camino del cerro. Se ayudaba con un bastòn, con un torpe bastòn que en sus viejas manos no podìa ser un arma sino un bàculo. Me costò percibir lo que esperaba: el dèbil golpe contra la puerta. Mirè, no sin nostalgia, mis manuscritos, el borrador a medio concluìr y el tratado de Artemidoro sobre los sueños, libro un tanto anòmalo ahì, ya que no sè griego. Otro dìa perdido, pensè. Tuve que forcejear con la llave. Temì que el hombre se desplomara, pero diò unos pasos inciertos, soltò el bastòn, que no volvì a ver, y cayò en mi cama, rendido. Mi ansiedad lo habìa imaginado muchas veces, pero sòlo entonces notè que se parecìa, de un modo casi fraternal, al ùltimo retrato de Lincoln. Serìan las cuatro de la tarde.
Me inclinè sobre èl para que me oyera.
-Uno cree que los años pasan para uno- le dije-, pero pasan tambièn para los demàs.
Aquì nos encontramos al fin y lo que antes ocurriò no tiene sentido.
Mientras yo hablaba, se habìa desabrochado el sobretodo. La mano derecha estaba en el bolsillo del saco. Algo me señalaba y yo sentì que era un revòlver.
Me dijo entonces con voz firme:
-Para entrar en su casa, he recurrido a la compasiòn. Lo tengo ahora a mi merced y no soy misericordioso.
Ensayè unas palabras. No soy un hombre fuerte y sòlo las palabras podrìan salvarme.
Atinè a decir:
– Es verdad que hace tiempo maltratè a un niño, pero usted ya no es aquel niño ni yo aquel insensato. Ademàs, la venganza no es menos vanidosa y ridìcula que el perdòn.
-Precisamente porque ya no soy aquel niño-me replicò-tengo que matarlo. No se trata de una venganza, sino de un acto de justicia. Sus argumentos, Borges, son meros estrategemas de su terror para que no lo mate. Usted ya no puede hacer nada.
-Puedo hacer una cosa -le contestè.
-Cuàl?-Me preguntò.
-Despertarme.
Y asì lo hice.
Jorge Luis Borges