Credo che in un momento della notte devo essermi addormentata, il che è già strano, visto che soffro di insonnia.
Potevo vedere e distinguere chiaramente il volto delle persone che camminavano accanto a me. Io ero seduta in una panchina di Piazza San Martìn, nella mia amata Marìa Juana.
I passanti invece erano occasionali, alcuni non erano del posto, altri appartenevano al paese dove vivo attualmente.
Le risate rimbombavano nella mia testa, alcune erano di felicità, altre di falsità. Sono così diverse una dall’altra.
Eppure alle miei narici arrivava il profumo del gelsomino.
Mi attraversò come un lampo la scena che vidi uscendo dall’ospedale il giorno della fine dell’anno scolastico: quei due ragazzi mano nella mano; lei guardava gli alberi o il cielo, va a sapere; lui il suo i phone. Buffa la gioventù di adesso, pensai.
Poi potevo sentire con chiarezza lo scricchiolare sul pavimento dei tacchi della Lucy; sempre in tiro nonostante l’età.
Dove, dove, dove vanno a finire questi sogni? Perché accadono?
E arrivavano anche i cani vagabondi, che muovono sempre la coda.
E estate, tutti indossano vestiti leggeri e i colori sono allegri. Perché la gente è solo allegra quando fa caldo? Altro enigma.
E bella la mia piazza, è bella questa panchina.
Forse tutto questo è realtà, ed io sono veramente seduta qua.
Un momento, sta succedendo qualcosa, non riesco a stare in equilibrio; sto precipitando nel vuoto dall’alto di una grande scala. Neanche il tempo di cadere, la sensazione, mi sto svegliando, urlo disperatamente che non voglio. Due secondi ancora. Che sarà mai esaudire questo desiderio?
Niente… I sogni non si comandano, ed io sono già seduta sul mio letto.
Adesso mi alzo e vado a prepararmi un caffè.

Nella immagine: Piazza San Martìn, Marìa Juana, Argentina. Foto dal web
Creo que en algùn momento de la noche debo haberme quedado dormida, lo que es ya raro, visto que padezco de insomnio.
Puedo ver y distinguir claramente la cara de las personas que caminan al lado mìo. Yo estoy sentada en un banco de Plaza San Martìn, en mi amada Marìa Juana.
Los pasantes en cambio son ocasionales, algunos no son del lugar, otros pertenecen al pueblo donde vivo ahora.
Las risas retumban en mi cabeza, algunas son de felicidad, otras parecen falsas. Son muy distintas entre ellas.
Y a mis narices llega el perfume del jazmìn.
Por un instante me atraversa como un relàmpago la escena que vì saliendo del hospital el dìa que terminaba el año escolàstico; eran dos chicos tomados de la mano: ella miraba los àrboles o el cielo, andà a saber, èl su i phone. Cambiada està la juventud de hoy, pensè.
Despuès podìa sentir con claridad el crujido de los tacos de la Lucy, siempre pituca a pesar de la edad.
Dònde, dònde, dònde van nuestros sueños? Por què suceden?
Y llegan tambièn los perros callejeros que mueven siempre la cola.
Es verano, todos lucen ropa liviana y de color. Por què la gente està contenta solo cuando hace calor? Otro enigma.
Es bella mi plaza, es bello èste banco.
A lo mejor todo èsto es realidad, y de verdad yo estoy sentada acà.
Un momento, està pasando algo, no puedo estar en equilibrio, estoy precipitando en el vacìo desde lo alto de una grande escalera. Ni siquiera el tiempo de caer, la sensaciòn, me estoy por despertar. Grito desesperadamente que no quiero. Dos segundos todavìa. Què puede costar realizar èste deseo?
Nada… los sueños no se comandan y yo ya estoy sentada en mi cama.
Ahora me levanto y me preparo el cafè.

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